Background
Le relazioni tra Italia e Gambia non sono state molto proficue in passato, così come dimostrato dalla mancanza di accordi rilevanti nel campo della cooperazione internazionale tra le due Parti. Nonostante l’assenza del Gambia dai “Paesi prioritari” elencati dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, il Paese è diventato recipiente di 26 milioni di Euro tra il 1985 e il 2006.
I flussi migratori verso l’Europa hanno incrementato l’interesse di una cooperazione più stretta con il Gambia. In generale, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha iniziato a perseguire una politica con l’obiettivo di aumentare i contatti con i Paesi d’origine/di transito dei flussi di immigrazione illegale, utilizzando Memorandum d’Intesa tra le forze di polizia di aree specifiche. I cosiddetti “progetti pilota” sono stati infatti portati avanti dal Niger (2010), dalla Nigeria (2009), dal Ghana (2010), dal Senegal (2010), da Gibuti (2012) e dal Gambia.
Dal 2014, Il Gambia è membro del “Processo di Rabat”, i cui obiettivi comprendono: sostenere lo sviluppo dei Paesi africani e dunque permettere ai loro cittadini di rimanere nei Paesi d’origine. Inoltre, il programma cerca di incrementare la cooperazione tra Unione Europea e Stati africani per combattere l’immigrazione clandestina e facilitare l’immigrazione legale.
Nel mese di Ottobre 2017, l’Italia ha adottato un'iniziativa regionale indirizzata a Senegal, Mali, Guinea Conakry, Guinea Bissau e Gambia con l’obiettivo di alleviare la pressione migratoria attraverso azioni di sviluppo locale, creazione di posti di lavoro e protezione delle categorie più vulnerabili. Parte delle risorse dell Trust Fund per l’Africa (Febbraio 2017) sono state infatti allocate per favorire queste politiche. Questa politica regionale è per lo più indirizzata agli Stati Subsahariani con l'obiettivo di ridurre le cause che portano all’immigrazione clandestina in Europa che dal 2015 ha portato ad un sostanziale incremento dei flussi migratori, per vie illegali, diretti verso le coste italiane.
Nonostante le numerose tracce di un Accordo firmato nel 2015, al 2018 non risultano accordi di riammissione in forza tra le due Parti, così come è stato dichiarato di fronte al Senato della Repubblica il 6 Novembre 2018.
Focus
2010 Accordo per la Cooperazione Bilaterale per il rafforzamento della cooperazione di polizia nella lotta contro il traffico di migranti e l'immigrazione irregolare
Uno degli accordi che rientra nella sfera dei “progetti pilota” è l’accordo bilaterale con il Gambia, firmato a Banjul il 29 Luglio 2010 tra il Dipartimento della pubblica sicurezza italiano il il Ministero degli Interni della Repubblica del Gambia e poi rinnovato per altri due anni nel 2012.
L’obiettivo del trattato è il rafforzamento della cooperazione tra polizie nella lotta al traffico di esseri umani e all’immigrazione clandestina. Prevede assistenza tecnica, fornitura di materiale e corsi di addestramento da parte dell’Italia e scambio di ufficiali di entrambi i Paesi.
Il testo dell’accordo non è stato divulgato al pubblico, ma fonti ufficiali hanno dichiarato che esso disciplina l’assistenza tecnica in materia di addestramento e fornitura di equipaggiamento per controllare e contrastare l’immigrazione clandestina. L’addestramento è stato finanziato dall’Italia e indirizzato a 40 ufficiali, esso includeva diversi approfondimenti sul pattugliamento marittimo e sull’identificazione di documenti falsificati. Alcuni ufficiali selezionati hanno ricevuto anche una formazione specifica (come ad esempio corsi di italiano) per poter essere impiegati nel controllo dei confini italiani e lavorare fianco a fianco con le autorità locali.
É stato reso noto che nel tentativo di dare esecuzione all’accordo, nel 2011, il Gambia ha inviato 3 ufficiali in Italia che sono stati assegnati al settore immigrazione (Milano e Roma) e alla polizia di frontiera aerea e marittima (Ancona), fino alla fine del progetto pilota nel 2012. Nello stesso anno, 20 ufficiali gambiani hanno frequentato il corso “Controlli della polizia di frontiera e immigrazione” finanziato dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza della Repubblica Italiana e, nonostante il termine fissato al 2012 per il Progetto Pilota, altri 20 ufficiali sono stati formati nel 2013. Al fine di rendere operativo l’accordo, il Gambia ha anche ricevuto 2 minibus, 20 veicoli fuoristrada, 20 metal detector e 20 notebook.
Tracce del Trattato
La Repubblica del Gambia è uno dei Paesi extra-UE che sono legati all’Italia attraverso i cosiddetti “accordi segreti in materia di immigrazione”. Anche se il testo dell’accordo non è stato divulgato, esso è menzionato in diversi report ufficiali delle sessioni parlamentari (stenografie parlamentari).
É infatti registrata in alcuni documenti ufficiali la conclusione del Memorandum d’Intesa firmato a Roma il 6 Giugno 2015 dal Capo della Polizia italiana Alessandro Pansa e il Capo della Polizia gambiana Benjamin Wilson, il quale emenda e aggiorna i contenuti dell’accordo del 2010.
Il Memorandum insiste per lo più sulla collaborazione bilaterale nei campi di migrazione e rimpatri (identificazione e ottenimento dei documenti per il rimpatrio). Dato l’impegno italiani nella formazione e assistenza tecnica, il Memorandum prevede che il Gambia rilasci, entro 48 ore dalla conclusione della procedura di identificazione, i documenti per il rimpatrio. Inoltre, nel Memorandum sarebbero contenuti anche accordi in materia economica e sociale, tra cui il supporto di agenzie UE competenti. Da parte Italiana, è stato promesso l’invio di 50 veicoli per il controllo delle frontiere con il Senegal. Inoltre, l’Italia ha anche promesso, come incentivo perché il Gambia rimpatri i propri cittadini, 250 computer, stampanti e scanner.
Questa pratica risulta decisamente preoccupante dato che l’Italia ha riconosciuti 2546 permessi per protezione umanitaria, 194 protezioni sussidiarie e 250 status di rifugiato a cittadini gambiani e dunque, data la piena operabilità del Trattato, dal 2017, molti gambiani che avrebbero potuto ricevere un qualche tipo di protezione internazionale sono stati bloccati alle frontiere prima di poter lasciare il proprio Paese.
Infatti, nel 2015, a causa del regime dittatoriale vigente nel Paese, un’economia statica e una generale repressione delle libertà fondamentali, 3500 gambiani sono arrivati in Italia che ha reagito rinforzando la sorveglianza alle frontiere del Paese di provenienza. Inoltre, una lettera del “tavolo nazionale asilo” datata dicembre 2015 e indirizzata al Ministro degli Interni ha sottolineato un aumento delle notifiche di respingimento di persone provenienti dall’Africa Subsahariana arrivati in porti italiani.
Implementazione
Il Ministro degli Interni ha riferito che nel 2015 una delegazione italiana è stata mandata in Gambia per valutare la possibile creazione di un sistema automatico di acquisizione delle impronte digitali in modo da compararle e poter sorvegliare i flussi migratori irregolari verso l’Italia. Per mettere in pratica questo sistema, nel mese di Aprile 2016 si è inaugurata una missione tecnica del Ministero degli Interni. Inoltre, è stato creato un progetto di assistenza primaria e re-integrazione dei cittadini gambiani rimpatriati in modo da sradicare i cosiddetti “push factors” che causano la migrazione dal Gambia e, in aggiunta, per rinforzare le capacità operazionali delle autorità gambiane competenti (2 ufficiali della polizia gambiana affiancheranno la polizia italiana nelle misure di riconoscimento e rimpatrio).
Inoltre, il contenuto dell’articolo 13 del Memorandum è stato rivelato durante un’interrogazione parlamentare, il quale recita: “Oltre ai Termini di Riferimento relativi all'impiego degli esperti di cui all'Articolo 11, le Parti Contraenti possono concludere, ove necessario, ulteriori Intese Pratiche". Anche l'art. 5 è stato oggetto della stessa interrogazione e recita: "Per gli scopi menzionati nel paragrafo 1, la Parte italiana prende in considerazione la possibilità di fornire, su base annuale, il proprio sostegno e assistenza tecnica in termini di formazione e fornitura di mezzi e attrezzature a vantaggio della Parte gambiana, compatibilmente con le proprie capacità finanziarie e nei limiti di bilancio".
Infine, da alcuni documenti parlamentari è emerso che il Trattato è stato rinnovato il 26 Ottobre 2017.
Situazione politica e sociale del Paese
Il Gambia è diventato uno Stato indipendente nel 1965 come Commonwealth del Regno Unito, solo nel 1970 dopo un Referendum è poi diventato una Repubblica. A quel tempo il capo di Stato era Dawda Jawara. Nel 1981, alcuni partiti di sinistra cercarono di rovesciare il suo regime senza successo perché Jawara era stato appoggiato dal Senegal. Dopo questo episodio, infatti, i due Paesi firmarono il trattato di “Confederazione del Sengambia” unendo le proprie forze armate e unificando le proprie economie e monete per sette anni.
Jawara ha governato fino al 1994 quando è stato deposto da un colpo di Stato. Il luogotenente Yahya Jammeh, Presidente delle “Forze Armate del Consiglio Governativo Provvisorio” (AFPRC), divenne capo di Stato e bandì qualsiasi tipo di attività politica di opposizione. Il governo di Jammeh, durato 22 anni, fu caratterizzato da abusi sistematici tra cui sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e detenzioni arbitrarie. Nel 2016, dopo aver perso le elezioni contro Adama Barrow, ha trovato asilo in Guinea Equatoriale.
Il Gambia, inoltre, è conosciuto per diffusi atteggiamenti discriminatori contro gli appartenenti alla comunità LGBTQI+ e per diverse politiche contro l’omosessualità. Infatti, le coppie omosessuali non hanno alcun riconoscimento legale e non esiste nessun tipo di protezione contro la discriminazione basata sull’identità di genere e l’orientamento sessuale. Durante il governo di Jammeh, infatti, sono saltati agli onori della cronaca alcuni casi di risonanza internazionale riguardanti la punizione per “comportamenti omosessuali”. Nel 2008, il Presidente aveva anche detto durante un discorso pubblico che avrebbe “tagliato la testa di ogni omosessuale -catturato- nel Paese”.
Il nuovo Presidente del governo del Gambia, Adama Barrow, ha cercato di rovesciare questa tradizione di abusi. Il nuovo governo ha infatti rilasciato molti prigionieri politici, ha messo fine alla repressione di giornalisti ed attivisti gambiani portata avanti da Jammeh e ha promosso una riforma per rafforzare il sistema giudiziario e il settore della sicurezza. Il nuovo governo ha anche annullato il ritiro pianificato dalla Corte Penale Internazionale e istituito una “Commissione per la verità, la riconciliazione e riparazione” al fine di documentare gli abusi compiuti contro i diritti umani dei cittadini gambiani durante i 22 anni del regime di Jammeh.
Infatti, seppur abbia riconosciuto che in Gambia ci sia ancora molto lavoro da fare per favorire il rispetto dei diritti umani, il Presidente Barrow ha sottolineato che il Paese sta affrontando molte sfide in questo “periodo di transizione”. Nonostante i diversi cambiamenti che si sono verificati dopo la fuga di Jammeh, molte aree necessitano di miglioramenti al fine di raggiungere un più effettivo rispetto dei diritti umani. Ad esempio, la riforma proposta da Barrow per riformare il settore della sicurezza deve diventare effettiva dato che sono molti gli episodi in cui le forze armate hanno usato eccessiva forza per disperdere manifestazioni pacifiche. Inoltre, le condizioni delle carceri sono pessime e ci sono molte prove che sottolineato la presenza di giovani sotto i 15 anni nelle carceri insieme agli adulti, senza aver diritto ad un processo, visto che ancora oggi si verificano episodi di arresti arbitrari.
Alcuni casi di violazione del diritto di espressione sono stati registrati dall’elezione del Presidente Barrow, avvenuta nel Gennaio del 2017. Ad esempio, al gruppo “Occupy Westfield”, creato per protestare contro le ricorrenti interruzioni di corrente e carenze idriche nel Paese, è stato negato il diritto di protesta.
Le autorità hanno anche dichiarato pubblicamente di voler eliminare la pena di morte nella futura Costituzione e ha ratificato il Secondo Protocollo Opzionale della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, il cui obiettivo è l’abolizione della pena di morte. Ciononostante, questi passi importanti sono stati messi seriamente a dura prova dal fatto che almeno tre persone sono state condannate a morte nel 2018.
Un altro problema che riguarda da vicino il Gambia è il traffico di esseri umani al fine dello sfruttamento sessuale e del lavoro. Il Governo del Gambia ha dimostrato pochi progressi nell’attuazione della legge contro il traffico di esseri umani, poiché nel periodo dopo la sua promulgazione solo una persona è stata condannata per questo reato. Lo Stato del Gambia, inoltre, proibisce tutte le forme di traffico già dall’Ottobre 2007 quando è stata emanata la “Legge anti-tratta”. La legge non differenzia tra sfruttamento sessuale e sfruttamento del lavoro e prevede pene da 15 anni all’ergastolo, considerate dallo stesso Governo come sufficientemente rigide e commisurate a quelle prescritte per altri reati gravi, come lo stupro. La legge sui minori del 2005, inoltre, proibisce ogni forma di traffico di minori, prevedendo come pena massima l’ergastolo. Il Governo, ad oggi, non prevede nessuna formazione specialistica contro la tratta sia per quanto riguarda gli avvocati e coloro che attuano la legge, sia per gli ufficiali che si occupano di immigrazione e rimpatri.
Questioni critiche
- Tendenza generale alla non-divulgazione del contenuto dei trattati in materia di rimpatri;
- Si tratta di un accordo di polizia che riguarda questioni sensibili (diritti umani) che dovrebbero, dunque essere governate da Trattati Internazionali, ciononostante, come ampiamente dimostrato dalla pratica italiana, non ratificare questo tipo di trattati che possono ledere i diritti umani, è una costante;
- Perché i ministeri competenti decidono di non pubblicare questi trattati?
- La mancanza di dettagli riguardanti le procedure di identificazione pone seri rischi anche per quanto riguarda la riammissione diretta - che viola un’obbligazione internazionale- . Ad esempio, alcuni quotidiani hanno sostenuto che la segretezza di tali accordi potrebbe minare l’efficienza delle procedure di rimpatrio. Nonostante i possibili dubbi relativi alla credibilità dell’articolo, si tratta di un’ulteriore prova dell’esistenza di un accordo.
- Il regime militare in Gambia è stato rovesciato nel 2016, poco dopo la firma dell’accordo in questione. Qual è la posizione del nuovo governo riguardo questo tipo di accordi? Inoltre, quali misure vengono adottate al fine di proteggere i diritti umani dei cittadini gambiani che scappano dal proprio Paese d’origine a cause di sistematiche violazioni dei loro diritti?
- Qual è il contenuto delle “Intese pratiche” a cui si fa riferimento nell’articolo 13 del Memorandum?